lunedì 15 maggio 2017

Precario


Di infarto talvolta non si muore... e non si vive.


Precario

È tempo di rivolta: "stigma o stemma"? *
...
Riprendo il mio cammino senza meta.
Le Stelle sono stelle. Il cielo è Cielo.
Le foglie rosse, mosse, fan paura.
La terra nuda tende braccia scure:
"sarò una culla". Guardo la mia sorte
legata a un filo. Eccomi alla porta.
La targa è d'oro. Scrissero: "Inventario".
Enumero, classifico i peccati.
Si leva un polverìo, mi manca il fiato:
respiro, non respiro... da precario.



Componimento e foto di Leo Sinzi/zio-silen 


*Verso ispirato da una lectio magistralis - risalente al 1990 - di Gesualdo Bufalino sul tema della "malattia", vissuta - nelle diverse epoche - come "stigma" ("colpa, sfregio, marchio") o come "stemma" ("insegna di nobiltà, strumento di martirio").

1 commento:

Leo Sinzi (zio-silen) ha detto...

Pubblico qui la versione personalizzata che l'amico Paolo C (che ringrazio) ha voluto regalarmi sulla Vetrina del C.d.P.:

Precario

Non ha meta il mio cammino,
ché le stelle sono stelle
e non muta il cielo
ma rosse foglie tremano
e fanno paura.

Nuda la terra tende
Un abbraccio buio.

Non ha appigli la sorte,
un filo sottile
la dondola
alta sulla lunga notte.

Passerò oltre
con in mano i miei peccati
in fila, contati
in enumerazione crescente
per quelli che mi furono alba.

Si leva un polverio,
mi manca il fiato:
precario è il mio respiro.